Siete pronti per un’avventura tra le selve del centro America alla ricerca della grande città dell’oro, El Dorado? Se sì, allora The Quest for El Dorado, distribuito in Italia da Ravensburger, è il gioco per voi!

L’obiettivo

Come suggerisce il titolo, lo scopo del gioco è raggiungere l’El Dorado. Il gioco è per 2-4 giocatori, e all’interno della confezione troveremo diversi elementi, tra i quali diverse plance fronte e retro componibili e scambiabili tra loro, una pedana rappresentante l’El Dorado, 8 pedine di quattro colori diversi, 4 cartoncini per i giocatori, un cappello da Indiana Jones (in miniatura e di cartone) e un mazzo di carte.

Il gioco

Molto vicino a quello del classico Gioco dell’Oca, il funzionamento di El Dorado prevede che per avanzare si debbano utilizzare le diverse carte a disposizione del giocatore, divise per colori (verde, blu, giallo) più quelle speciali. Le carte possiedono due valori che corrispondono a movimento e valore monetario. Il primo, segnalato in alto da un numero, permette di spostarsi sulla mappa del numero di caselle indicato. Il secondo è presente solo sulle carte “gialle” (se non indicato, il valore è quello di 1/2 moneta). Ogni carta rende possibile acquistarne altre tramite il “mercato”, che verrà disposto in un punto accessibile da tutti i giocatori. Nel mercato sono disposte una serie di carte extra che, al giusto prezzo – indicato in alto al centro da un valore numerico – potranno essere acquistate dai giocatori per arrivare alla meta prima degli altri. Ogni giocatore ha inizialmente a disposizione 9 carte.

La particolarità del gioco risiede nella plancia, che può essere assemblata come più si desidera, restituendo ai giocatori un’esperienza diversa ad ogni partita. Tutte le plance sono composte da esagoni di colori diversi, al cui interno sono raffigurati dei simboli (machete, moneta e remo) collegati alle diverse carte. Sono presenti poi esagoni con effetti particolari: tra questi vi sono quelli che necessitano di scartare una o più carte per accedervi, quelli intransitabili (rappresentati da una montagna) e, infine, i punti accampamento, per i quali è necessario rimuovere dalla propria mano una carta, che non potrà più essere utilizzata. Le sezioni di gioco sono collegate da dei cartoncini sagomati che fungono da sbarramenti. Per superarli sarà necessario scartare momentaneamente delle carte. Il pezzo posto alla fine di tutti i terreni di gioco creati è naturalmente El Dorado.

Come si compone un turno? Mischiate le carte iniziali, ogni giocatore dovrà pescarne 4. A questo punto potrà scegliere fra 4 diverse azioni:

  • giocare una o più carte per avanzare, posizionandole nel proprio mazzo degli scarti
  • comprare una o più carte dal mercato
  • scartare o conservare le carte
  • pescare e passare il turno

The Quest for El Dorado si presenta come un gioco inizialmente complesso nella costruzione del campo da gioco (è possibile trovare una guida nelle istruzioni per i principianti), ma abbastanza semplice nello svolgimento. Una volta presa dimestichezza con le meccaniche di gioco, le partite risultano anche piuttosto rapide: è possibile infatti che una partita fra giocatori esperti si concluda in soli trenta minuti.

Sicuramente consigliato agli appassionati delle esplorazioni, ma anche a chi non rinuncia facilmente al comfort domestico. Unica pecca del gioco è una scarsa varietà nelle carte e l’inutilità di alcune di esse, spesso ignorate dai giocatori più esperti.

E il cappello?

Semplicemente è un marker per il turno del giocatore e sfortunatamente non è indossabile. Una nota di colore che, però, poco aggiunge alle dinamiche di gioco. Certamente un’opportunità persa per un elemento che avrebbe potuto prevedere sviluppi più avvincenti. Ad esempio, implementando una modalità cooperativa dove chi ha il cappello è il capo spedizione e decide il percorso da seguire, oppure attribuendo qualche bonus al suo possessore.

Ci si sente Indiana Jones?

In parte sì, in parte no. Manca quell’elemento di sorpresa che l’esplorazione porta con sé. La grande varietà dei terreni di gioco creati è purtroppo compensata dal fatto che ben presto i giocatori avranno memorizzato il contenuto di ogni plancia. Se questo da un lato è necessario anche per permettere la parte gestionale del gioco, basata sugli acquisti al mercato, dall’altra crea monotonia, nel momento in cui i giocatori più esperti avranno individuato le carte più utili per vincere. The Quest for El Dorado è un ottimo gioco, ma di sicuro migliorabile.

Di Licio

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